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sabato 29 settembre 2018

L'Europa e le sue paure

L' annuncio dello sforamento del deficit, con l' annuncio della Nota di aggiornamento al Def al 2,4%, è stato uno "schiaffo" agli euro burocrati di Bruxelles. Di fatto una dichiarazione di guerra indirizzata alla Germania e al suo giullare che pensavano di poter governare l' Europa a loro piacimento, coadiuvati in questo dai burocrati senza senno dell' UE. Immediata è stata la reazione del commissario agli affari economici dell' UE, Pierre Moscovici, che ricordiamo essere definito come " il prosciutto francese in mezzo al panino tedesco". Questi ha ricordato che se l' Italia, autonomamente, alza il rapporto deficit/pil al 2.4% rischia le sanzioni previste dai trattati. Ma di fatto, ha probabilmente seguito le indicazioni della Germania, smorzando i toni minacciosi e sicuro che le immediate ritorsioni del sistema finanziario europeo facessero da deterrente per l' Italia.
Grande deve essere stata la sorpresa, quand'anche la borsa sia crollata, all' annuncio del Governo italiano che comunque il rapporto deficit/pil sarebbe stato mantenuto.
Ora l' UE e i suoi burocrati, servi della Germania, si trovano in una spiacevolissima situazione; la maggioranza del popolo italiano appoggia le politiche di questo Governo e non ci sono più i presupposti del 2011 per fare in modo che cada.
Allora l' Italia aveva un presidente della Repubblica comunista e direttamente interessato a che cadesse il Governo Berlusconi. Oggi, con una stragrande maggioranza parlamentare e popolare, l' attuale Governo non è ricattabile e quindi libero da qualsiasi interferenza esterna.
Noi non sappiamo se le misure poste in atto possono o meno risolvere, nel medio termine, i problemi italiani legati alla crescita ma sicuramente l' Italia ha riacquistato una libertà di azione che aveva perso a causa dei "deficienti" di governo che ne avevano venduto all' UE le prerogative.

1 commento:

  1. L' Italia ha l' assoluta necessità di ritrovare il suo orgoglio nazionale. Orgoglio distrutto dai comunisti e gatto comunisti dei passati governi.

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