Per questo motivo esistono, all'interno delle Aziende e alle dipendenze dell'Amministratore Delegato, persone, preposte ai vari Dipartimenti, in possesso di titoli, formazione, anzianità e preparazione che ne consentono la corretta gestione.
Il Governo di una Nazione funziona anch'esso su questo tipo di organizzazione.
Il Presidente del Consiglio è l'omologo dell'Amministratore Delegato e i Ministri sono i gestori dei singoli Dipartimenti. Qual è la cosa che fa la differenza?
La magistratura che indaga avrà l'ingrato compito di accertarne le responsabilità.
Con l'avvento del Governo Draghi, qualcosa è cambiato ma aldilà della valenza del Presidente del Consiglio, sicuramente in possesso di eccellenti competenze finanziarie e, quindi, di capacità di gestione del denaro, i suoi capi Dipartimento, cioè i Ministri, sono all'altezza della gestione dei loro dicasteri?
Noi, da gestori d'Azienda, riteniamo che, tranne qualcuno, non siano nella loro maggioranza in grado di assicurare una corretta gestione delle problematiche a loro affidate.
Non possono, quindi, assicurare lo sviluppo del Paese. Sono privi di una visione del futuro che possa assicurare, parafrasando la gestione aziendale, la corretta tranquillità salariale e occupazionale della popolazione. La visione del futuro è il primo comandamento che s’insegna quando si forma un "gestore" d'Azienda.
Viceversa sia nel passato Governo sia nell'attuale, sono stati nominati e/o confermati dei Ministri senza alcuna preparazione e competenza rispetto all'incarico ricoperto.
A tal proposito segnaliamo il Ministero degli Esteri, che fu di Cavour, Ricasoli ed Emilio Colombo, riaffidato a un certo Luigi Di Maio.
Un bravo ragazzo ma del tutto impreparato, carente addirittura di esperienza di vita vissuta, leggendo il suo curriculum.
Oppure prendiamo il Ministero della Salute, affidato alla stessa persona che in maniera sciagurata ha gestito, per quanto a esso affidato, la pandemia da Covid-19.
Non ci soffermiamo sugli errori commessi, né sulle disgraziate misure suggerite per combatterla che ormai appartengono alla storia.
Vogliamo invece soffermarci sull'attualità, in particolare sull'incapacità di decisione rispetto alle velocità di cui esse avrebbero bisogno e sul pressappochismo dimostrato nelle misure approvate.
L'accaduto odierno. Da un paio di giorni è montata, ancor più, la protesta del settore turistico italiano ormai chiuso da un anno. Il motivo è dettato dalla possibilità di andare in vacanza all'estero, nel periodo feriale di Pasqua, mentre in Italia è impossibile.
Il tutto in pieno disaccordo delle norme comuni europee che prevedono, tra l'altro:
-Criteri comuni per l'introduzione delle restrizioni di viaggio da parte degli Stati membri.
-Informazioni al pubblico chiare e tempestive.
In un’Azienda privata un gestore simile non sopravvivrebbe neanche un mese, in Italia fa il Ministro da un anno e mezzo.