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venerdì 31 gennaio 2020

L' UE 27 Nazioni

Dal 1 febbraio 2020 l'Unione Europea perde una nazione. La Gran Bretagna abbandona l'UE. Dovranno rifare tutte le bandiere, le stelle scendono a 27.
Bene hanno fatto i britannici a fuggire da questa Europa farlocca, istituzione suddita della Germania. Da dei burocrati asserviti come tanti Quisling ai tedeschi. Cosa pensavano gli euro-burocrati che i britannici erano fessi? Loro avevano e hanno capito tutto, tant'è che alle scorse elezioni il fronte Brexit ha stravinto le elezioni. Il Popolo sovrano del Regno Unito ha confermato, dopo il referendum con il quale aveva espresso l'intenzione di uscire dall'UE, la decisione di abbandonare una istituzione inutile e, per certi versi, dannosa per il futuro dell'Europa.
Non ci sarà futuro per l'UE fino a che essa sarà suddita dei tedeschi. Non ci sarà futuro se un Danese guadagna € 3.000,00 e un Bulgaro € 286,00. Non ci sarà futuro fino a che dei burocrati venduti alla Germania, come dei Quisling, non verranno cacciati via. 
E' la stessa struttura dell'Unione che deve essere cambiata. Non si può pensare che una Unione di Nazioni sia succube di una sola, la Germania e che tolleri al suo interno delle disuguaglianze sociali incredibili. Non si può pensare che in una Unione, in cui le Nazioni che ne fanno parte e quindi i suoi cittadini dovrebbero godere di uguali diritti, se un cittadino Bulgaro lavora in Danimarca è pagato meno di un cittadino danese.
Una Unione dove la libera circolazione delle merci e delle persone è stata sbandierata ai quattro venti come il più grosso traguardo conseguito e poi per le persone ci sono limitazioni di ogni tipo.
Una Unione che, attraverso i suoi vertici, cerca accordi con gli Usa sui dazi e sulla tassazione delle Web Company e poi deve subire l'iniziativa della Francia che, fregandosene altamente della coesione europea, fa degli accordi separati con gli Usa.
Viene spontaneo chiedersi: l'Unione esiste? Per chi esiste?

lunedì 27 gennaio 2020

La Liberazione rimandata

Ieri si sono tenute le elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria. I risultati ottenuti sono stati più che soddisfacenti. In Calabria il Centro-Destra ha stravinto e conquistato la presidenza della Regione. 
In Emilia-Romagna la vittoria sui comunisti del PD e soci è stata mancata ma il risultato è stato comunque enorme.
La liberazione dai Comunisti, per l'Emilia Romagna, è soltanto rimandata. 
Comunque, circa il 45% di voti in Emilia-Romagna conseguiti dal Centro Destra equivale ad una vittoria. Fino a pochi anni fa era impensabile, alle prossime elezioni ci sarà la Liberazione!
 
 

mercoledì 22 gennaio 2020

Movimento 5Stelle - L'inizio della fine

Il responsabile politico del Movimento 5 Stelle  ha annunciato le sue dimissioni dall'incarico. Il ragazzo, 33 anni, non ha mai avuto le capacità per guidare una compagine politica. Non è un capo. I suoi trascorsi lavorativi, di vita e di partito non potevano avvalorare una carriera sia all'interno del Movimento che all'interno di un governo. Infatti i suoi incarichi ministeriali sono stati un fallimento completo. Può darsi che alla luce di questo abbia finalmente capito che deve farsi da parte. I danni da lui prodotti finora sono più che sufficienti. Con le sue dimissioni si accellera il processo di implosione del Movimento 5Stelle. Per questo vogliamo riproporvi un nostro vecchio articolo con cui analizzavamo la storia dei 5Stelle paragonandola ad un altro movimento del dopoguerra, L'Uomo Qualunque. I due movimenti hanno molto in comune.

L' Uomo Qualunque

Pochi in Italia e, forse, nessuno all' estero si ricorderà di un partito politico nato nel primissimo dopo guerra il cui simbolo rappresentava un uomo schiacciato da un torchio.
Questo movimento, ribattezzato successivamente "qualunquista" fu fondato da Guglielmo Giannini, commediografo, giornalista e pubblicista, (1891-1959). Egli si mise a capo di un movimento d'opinione chiamato Fronte dell'Uomo Qualunque,  il cui motto era "non ci rompete più le scatole": nel 1944 nacque il settimanale dell'Uomo Qualunque che, ebbe una tiratura media di quasi un Milione di copie, nel primo editoriale chiudeva con le parole: “Io sono quello che non crede più a niente e a nessuno. Io sono l’Uomo Qualunque” . Poco dopo nacque anche il partito che alimentò, facendo leva sul malessere sociale dei ceti medi, la sfiducia contro i partiti. Nel 1946, il vasto movimento di opinione pubblica suscitato, soprattutto al Sud, dalla rivista, sfociò nella formazione di un partito politico, il Fronte dell’Uomo Qualunque, che riportò un notevole successo nelle elezioni per l’Assemblea Costituente e un successo ancora maggiore, nel novembre dello stesso anno, nelle elezioni amministrative in numerose città del Centro-Sud. Il Fronte, tuttavia, incapace di darsi un programma definito, si avviò a un rapido declino e dopo le elezioni politiche del 1948 scomparve dalla scena politica.
Da questo breve riassunto si può evincere la stretta correlazione e analogia con il Movimento 5stelle. Anch'esso fondato da un uomo di spettacolo, un comico, che iniziò con il motto dei "vaffa...". Anche il Movimento 5stelle fa leva sul malessere sociale e soprattutto al Sud, in luogo del settimanale utilizza un Blog, con questo strumento tenta di diffondere, difendere e propagandare le proprie idee.
L' unica dissonanza tra il M5S e L'Uomo Qualunque è che il primo è riuscito ad arrivare al governo ma alla luce delle recenti votazioni regionali e di quelle europee, il suo crollo, così come fu per UQ, è vicino.
I suoi elettori, delusi dalle promesse irrealizzate ed irrealizzabili, aggiungiamo noi, lo stanno abbandonando totalmente, cercando in altre forze politiche, più affidabili e serie la possibilità di essere rappresentati. Su questo scenario si è consolidata la Lega di Matteo Salvini che agli occhi degli italiani si presenta come la compagine politica che ha più a cuore gli interessi del popolo italiano e dell'Italia. Per queste ragioni La Lega è diventato il primo partito politico italiano con circa il 35% dei consensi.

lunedì 20 gennaio 2020

I barbari clandestini

Si pensa, dati Ministero dell'Interno, che in Italia ci siano circa 680.000 barbari, immigrati clandestini, in maggioranza africani. Non possiamo chiamarli con il termine italianissimo "Negri" altrimenti ci tacciano di razzismo, cosa che non siamo.
Si pensa, perché nessuno sa esattamente, neanche il Ministero dell'Interno, quanti barbari clandestini siano presenti in Italia. D'altronde se sono clandestini non c'è neanche certezza sul numero. Questo è ovvio.
Qualcuno azzarda che i barbari clandestini siano molti più di 1.200.000, sparsi un po' dovunque in Italia.
Grazie a loro il commercio della droga vive momenti di grande espansione, la criminalità organizzata prospera, in santa pace, grazie anche ai nostri magistrati che non applicano la legge. I venditori abusivi riempiono le nostre città di articoli contraffatti, li troviamo su tutti i marciapiedi d'Italia ma nessuno gli contesta nulla. I nostri esercizi commerciali, che pagano le tasse, chiudono mentre la criminalità, che è dietro i venditori abusivi, ingrassa esente tasse.
Le nostre città sono insozzate da una masnada di disadattati che non rispettano niente e nessuno. D'altronde sono persone che arrivano da luoghi assai poco civili rispetto all'Italia.
Arrivano in Italia già sapendo, il passa parola in Africa funziona meglio del telefono, che al governo ci sono i Comunisti del PD e soci ed i dilettanti allo sbaraglio, i 5s. Quindi già sanno di trovarsi in una posizione di vantaggio con degli imbelli che li vestiranno, nutriranno e alloggeranno consentendogli qualsiasi azione senza che vengano puniti.
Quindi occupano palazzi interi, fanno i loro bisogni ovunque, si ubriacano sfasciando vetrine ed arredi di negozi, fanno prostituire le loro donne e nessuno gli contesta nulla. La Polizia e i Carabinieri li fermano ma, poi, i magistrati li rilasciano.  Se un italiano si azzarda a rimproverargli qualcosa viene immediatamente tacciato di razzismo e messo a tacere.
Questa è la situazione in Italia da circa 10 anni, grazie ai Comunisti del PD e sinistri minori. Non riteniamo colpevoli i dilettanti allo sbaraglio in quanto ininfluenti, vanno dove va il vento e alle prossime elezioni potitiche spariranno.

giovedì 16 gennaio 2020

I Comunisti d'Italia



Dopo la caduta del muro di Berlino, a fine 1989, in breve tempo, scomparve anche il comunismo nell'Europa dell'Est. Fu sostituito da formazioni di centro sinistra, ove la sinistra era rappresentata dai socialisti. Oppure fu sostituito da formazioni di centro destra.
In Italia non andò così perché i comunisti italiani erano sempre stati all'opposizione e quindi non avevano distrutto l'economia ne limitato le libertà collettive e individuali del Popolo italiano. Gli italiani che li votavano non li percepivano come avrebbero dovuto, anzi, avendo vissuto agiatamente dal dopo guerra in poi e non avendo una visione dei danni causati dal comunismo, soffrirono moltissimo la fine di questa ideologia. 
Soltanto nel febbraio 1991 i comunisti italiani cambiarono nome da P.C.I. a P.D.S.. Lasciarono, però, in evidenza sulla base del nuovo simbolo, la bandiera rossa di tragica memoria con falce e martello e la scritta P.C.I.. 
Cambiarono nome ma rimasero comunisti. 
A febbraio del 1998, circa 10 anni dopo la caduta del muro di Berlino e del comunismo in Europa, i Comunisti italiani, per non passare per un partito politico anacronistico ma rimanendo sempre Comunisti, cambiarono ancora nome in D.S., Democratici di Sinistra e tolsero dal simbolo la bandiera rossa con falce e martello e la dicitura P.C.I.
Però sia il gruppo dirigente che il segretario erano gli stessi comunisti del P.D.S. e prima ancora del P.C.I.
Infine, nell'ottobre 2007, i comunisti italiani cambiarono nuovamente nome in P.D. ovvero Partito Democratico ma, anche se nel nuovo partito confluirono formazioni non propriamente comuniste ma di sinistra, rimasero sempre fermamente ancorati al credo comunista.
Gli stessi Gentiloni, Sassoli e Mogherini che occupano poltrone, tranne adesso Mogherini, nella Commissione UE e nel Parlamento UE, sono comunisti.
Ancora oggi si salutano, cosa gravissima anche i giovani, con il saluto romano con il pugno chiuso e si chiamano tra loro "compagni".
Nel 2020 è inaccettabile che un partito politico si rifaccia così spudoratamente al Comunismo, ideologia equiparata al Nazismo e che fece tanto male e danno all'Europa.

sabato 11 gennaio 2020

Bettino Craxi

Non vogliamo avere la presunzione di scrivere su un uomo talmente complesso come Benedetto Craxi, detto Bettino. 
Vogliamo solo scrivere una breve riflessione sul politico che portò l'Italia ad essere controparte rispettata all'estero e quinta potenza industriale al mondo e rese gli italiani orgogliosi di esserlo.
Noi abbiamo vissuto quel periodo incredibilmente foriero di successi per l'Italia, abbiamo visto con i nostri occhi il rispetto goduto dalla nostra Nazione nel mondo. Eravamo fieri di essere italiani anche se non eravamo socialisti.
Di questo vogliamo scrivere, del sentimento nazionale che Craxi riuscì a profondere nell'animo degli italiani. Di un sentimento che nulla aveva a che fare con il credo politico di partito.
Uno dei meriti più grandi che gli si debbono riconoscere è quello di aver fermato il Partito Comunista Italiano e quindi il comunismo in Italia. Per questo fu odiato e per questo i comunisti italiani infierirono sui socialisti ed in particolare non sul politico ma  sull'uomo Craxi. 
Come sempre, ed anche in quel periodo specifico per l'Italia, i comunisti goderono della protezione dei magistrati schierati. Tant'è che indagati anch'essi, emersero grossissime responsabilità a loro carico, immediatamente si attivò una sorte di fronte rosso che coprì le loro malefatte e salvò il gruppo dirigente del P.C.I. A nulla valse provare, infine, che il P.C.I intascò un miliardo di lire dal Gruppo Ferruzzi. Soldi che consegnò personalmente Gardini accompagnato da Cusani nella Sede di Botteghe Oscure. Dopo il "suicidio" di Gardini, Cusani fu condannato per corruzione ma il corrotto chi era?
Tornando a Craxi, egli fu indagato già a fine 1992 dai magistrati del cosiddetto pool mani pulite per corruzione e illecito finanziamento di partito. A fine aprile 1993 Craxi aveva già ricevuto una ventina di avvisi di garanzia tant'è che il 29 aprile 1993, in un famoso discorso in parlamento, dichiarò che tutti i partiti si servivano delle tangenti per autofinanziarsi. Quindi si dichiarò colpevole ne più e ne meno che tutti gli altri gruppi politici presenti in parlamento.
Egli si dichiarò colpevole, anche davanti ai giudici, solo di finanziamento illecito al PSI, ma negò sempre ogni accusa di corruzione per arricchimento personale.
Il 15 aprile 1994, non essendo stato ricandidato, cessò il mandato parlamentare di Craxi  e il 12 maggio 1994 gli venne ritirato il passaporto ma come si venne a sapere qualche giorno dopo, egli era già giunto ad Hammamet, ove aveva una casa ed era sotto la protezione del Presidente Tunisino Ben Ali.
Craxi visse in esilio fino alla sua morte avvenuta il 19 gennaio 2000.

giovedì 9 gennaio 2020

La Libia - Gli Italiani - I Turchi - Terza Parte

Tra la fine del 2019 e l'inizio di questo anno 2020, causa anche l'inesistente politica estera dell'Italia che, cambiando governo, ha affidato il dicastero degli esteri ad una persona senza nessuna preparazione diplomatica, si sono affacciati sulla scena Libica 2 attori inaspettati: La Russia e la Turchia.
Vero che la Russia già appoggiava il Generale Haftar ma non così massicciamente come negli ultimi mesi.
La vera sorpresa è stata la Turchia il cui Presidente Erdogan, da sempre con velleità di ripristino dell'antica potenza ottomana, ha offerto armi ed assistenza militare, invio di soldati, al Governo riconosciuto di al-Sarraj. Ed inaspettatamente i due attori - Russia e Turchia - stanno riuscendo nella mediazione per giungere ad un cessate il fuoco.
Se dovessero giungere a porre le basi per un vero negoziato che ponga fine alle lotte intestine delle tribù e riunisca il territorio libico, potete ben immaginare le conseguenze dirette che patirebbe in primis l'Italia e poi l'Europa. 
Non dobbiamo dimenticare che, secondo stime del 2014, la Libia ha riserve petrolifere per 48 miliardi di barili (un barile corrisponde a 159 litri o 140 kg. nel caso del greggio). Come potenziale produttore è al nono posto della classifica mondiale. Inoltre la Libia ha enormi territori inesplorati geologicamente e quindi possibile che abbia ancora notevoli quantità di petrolio nascoste.
A fronte dell'estrazione dei 3 milioni di barili al giorno degli anni sessanta, si calcola che attualmente la Libia estragga ed esporti circa 500mila barili/giorno. 
Capirete bene qual'è la posta in gioco sia per i libici stessi che per i Turchi. Menzioniamo i Turchi perché i Russi sono interessati a tutt'altro.
Per concludere, l'Italia si ritroverebbe privata della sua funzione guida nei confronti del Governo libico e privata del, quasi, monopolio di esportazione del suo petrolio. Inoltre la Libia, guidata dai Turchi, diventerebbe una arma contro l'Italia e l'Europa potendo gestire a suo piacere le partenze dei clandestini in rotta verso le nostre coste. Nel contempo la Turchia diventerebbe l'attore primario in Nord Africa, con possibilità di espandersi nelle altre nazioni della zona, grazie anche alla comune religione mussulmana.
L'Italia e l'Europa dovrebbero quindi fare i conti con la Turchia che, dopo ben 110 anni, si riaffaccerebbe sul mediterraneo centrale.

mercoledì 8 gennaio 2020

La Libia - Gli Italiani - I Turchi - Seconda Parte

A guerra conclusa. Con il trattato del 1947, l'Italia dovette rinunciare a tutte le sue Colonie. Gli inglesi e i francesi fecero il colossale errore di renderle indipendenti decretando così la fine del loro stesso colonialismo e di quello europeo, ma questa è una altra storia.
La Libia divenne uno stato indipendente con a capo una Monarchia retta da Re Idris, ossia Sidi Muhammad Idris al-Mahdi al-Senussi discendente dei senussi esiliati dagli italiani.
Regnò dal 1951 fino al 1969 quando con un colpo di stato fu detronizzato dal Colonello dell'esercito libico Muammar Gheddafi. Questi tenne il potere fino al 2011 quando, con una finta rivolta di popolo finanziata dai francesi e poi con l'intervento diretto degli stessi francesi e statunitensi, fu sconfitto ed ucciso dalle milizie ribelli.
Quello che i francesi ed americani non avevano capito, qui subentra l'intelligenza degli statisti e la loro cultura, nessuno studia la storia della nazione che aggredisce, è che la popolazione libica è composta da circa 30 tribù. Conseguentemente o li si mette d'accordo con il pugno di ferro come fecero gli italiani con Graziani e come fece poi Gheddafi,  oppure si determina una situazione di guerra guerreggiata così come è accaduto dalla morte di Gheddafi e proseguita fino ad oggi.
Nei 40 anni di regime del Colonnello Gheddafi l'Italia mantenne, anche se tra alterne vicende, un rapporto privilegiato con la Libia e l'Eni la nostra Società nazionale per gli idrocarburi ne detenne il monopolio estrattivo del Petrolio. Questo fu il motivo per il quale i francesi cercarono di far cadere Gheddafi ed estrometterci dalle aree petrolifere. Gli andò male per l'instabilità politica determinatasi dallo sfaldamento dello stato centrale libico.
Nel corso degli anni si determinò una divisione del territorio della libia ove ogni tribù o gruppo di tribù si ritaglio il suo spazio territoriale anche se nominalmente il Governo centrale di Tripoli, con l'appoggio italiano, venne riconosciuto dall'ONU.
Si arrivò quindi lo scorso anno, in primavera, alla terza guerra civile scoppiata in Libia dopo il 2011 dove da un lato, il Governo di Tripoli di Fayez al-Serraj riconosciuto dall'Onu e sostenuto dalle tribù della Tripolitania si contrappone al Generale Khalifa Haftar Uomo forte della Cirenaica con base a Bengasi a sua volta sostenuto dalle tribù della Cirenaica e del Gebel, con l'appoggio della Russia, Francia (rincorre sempre il petrolio), Egitto, Emirati ed Arabia Saudita.

martedì 7 gennaio 2020

La Libia - Gli Italiani - I Turchi - Prima parte

La Libia, così come geograficamente costituita, è il territorio che scaturì dall'occupazione italiana del 1911 e dalla sua successiva pacificazione.
Storicamente, fino al 1911, il territorio che andava dal confine egiziano fino a quello tunisino e algerino e a sud a quello con il Ciad, Niger e Sudan, apparteneva nominalmente all'Impero Ottomano anche se effettivamente il suo possesso si limitava ad una specie di governatorato delle regioni costiere.
Non stiamo qui a spiegare le cause che portarono alla guerra Italo-Turca che andò dal 29 settembre 1911 al 18 ottobre 1912.  Con la firma del trattato di pace di Losanna, l'Italia occupava stabilmente il territorio libico, costituito dalla Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, inoltre manteneva l'occupazione delle isole del Dodecanneso, tra cui Rodi, conquistate nell'Egeo.
La pacificazione dei territori libici richiese alle truppe italiane circa 22 anni, nei quali furono adottate azioni diverse per stroncare la residua resistenza  all'occupazione. Furono esiliati in Italia, alle isole Tremiti, circa 30 capi religiosi senussi e rese inoffensive le popolazioni del Gebel. 
Nel 1934 si poté affermare e dichiarare la Libia parte integrante dell'Italia. Lo stesso Mussolini, dopo il 1934, diede disposizione di costruire villaggi con Moschee per i libici che vennero anche indicati come mussulmani italiani della quarta sponda, iniziando quindi una politica di integrazione con l'Italia.
Da allora le popolazioni libiche furono sempre fedeli all'Italia tant'è che durante la II guerra mondiale circa 30.000 ascari libici, equivalenti a due divisioni, oltre ai reparti paracadutisti libici parteciparono all'attacco italiano all'Egitto.