A 75 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, in Italia, ancora si
dibatte in maniera "fanciullesca" sul Fascismo. Diciamo
"fanciullesca" perché chi lo fa nemmeno, sa cosa fu il Partito
Nazionale Fascista e si comporta come un fanciullo baciato dall'ignoranza per via dell'età.
Qualche politico italiano, come Carlo Calenda, si lancia nella propaganda
elettorale con simili frasi: "Arginare il populismo con i
5S è come arginare il fascismo con Pippi Mellone (un sindaco della Puglia, del
Sud-Italia). Non funziona. Finisce per arginare l’intelligenza e distruggere i progressisti."
Dichiarazioni che fanno intendere, a chi non lo sa, che esiste ancora il
Fascismo in Italia?
Noi riteniamo Calenda una persona seria, anche se non
ne condividiamo le idee. Quando, però, fa riferimento al Fascismo, con la
stessa stoltezza con cui lo fanno i comunisti PDioti, ci cadono le braccia.
Perché la sinistra italiana e gli improbabili
radical-chic senza arte ne parte che si danno arie d’intellettuali ma che nella
realtà sono delle povere menti, con il termine fascista cercano di etichettare
chi non è comunista, chi non aderisce al loro credo politico.
Se poi, però, gli
chiedete perché usano questo termine, non vi sanno rispondere o cercano delle
motivazioni senza capo né coda che non esistono nella realtà.
Il Fascismo, come forma di governo nazionale, fini il 25/7/1943. Il
tentativo di farlo rinascere, in altra veste, nella Repubblica Sociale
Italiana, fu tutt'altra cosa e terminò il 2/5/1945 con la fine della guerra.
Per inciso, il Fascismo come forma di governo, fino al 1938, fu la migliore che abbia
mai avuto l'Italia.
Poi Benito Mussolini, Duce del Fascismo, si alleo con
Hitler, con i tedeschi, vanificando tutto quello di buono che aveva fatto.
Questa la storia.
Perché, quindi, menzionare sempre il Fascismo? Non esiste più. Può
solo essere ricordato come una invenzione politica, un Made in Italy, che molti
hanno cercato di copiare malamente in Europa e nel Mondo.
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