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sabato 28 dicembre 2019

Gli eccidi dei comunisti italiani e la storia

Come accennato molte volte, il nostro blog non è partitico e non si rifà a nessuna ideologia. Siamo Italiani storicamente ed intellettualmente onesti. Confessiamo si essere anticomunisti ma, essendo il comunismo equiparato al nazismo, non ci pare una cosa grave.
Scrivendo di storia, dobbiamo necessariamente fare riferimento a chi scrive e descrive i fatti accaduti e quindi la storia da tramandare ai posteri.
I nostri padri Romani erano maestri nello scrivere la storia ed asserivano che la storia viene scritta dai vincitori. Effettivamente è così; ancora nell'ultimo secolo la storia l'hanno scritta i vincitori.
Noi vogliamo parlarvi di quanto accadde in Italia immediatamente dopo la fine della II guerra mondiale  e più in particolare di quello che accadde in Emilia Romagna ad opera dei comunisti del Partito Comunista Italiano. Episodi che la storiografia ufficiale ha deliberatamente ignorato. Per ribadire che la storia viene sempre scritta dai vincitori.
Nel periodo successivo all'8 settembre 1943 e fino all'aprile 1945, l'Italia era divisa in due. Il sud occupato dalle truppe anglo-americane e il centro-nord retto dalla Repubblica Sociale Italiana, entità statale creata da Mussolini dopo il tradimento di casa Savoia.
Nell'Italia centro settentrionale operavano dei piccoli gruppi di persone che, non riconoscendosi nella RSI, si erano dati alla macchia. Questi gruppi non hanno mai impensierito seriamente le truppe della Repubblica Sociale Italiana ne quelle tedesche. Operavano con sporadiche azioni di disturbo nelle retroguardie dei tedeschi e spesso, a causa degli omicidi commessi a danno di quest'ultimi, come a Roma in Via Rasella, si resero responsabili delle atroci rappresaglie tedesche.
Alla fine della guerra queste formazioni si dilatarono in modo esponenziale. Essendo certa la vittoria degli anglo-americani tutti cercarono di diventare partigiani e/o di darsene certificazione, così che nei giorni precedenti e seguenti al 25 aprile 1945 una massa consistente di uomini scese in strada armata. In particolare i comunisti si affrettarono a costituire gruppi raffazzonati di pseudo partigiani. 
Accadde un po' quel che successe prima del 25 luglio 1943; prima di allora c'erano in Italia 45 milioni di fascisti. Dopo il 25 luglio nessuno era più fascista.
All'indomani del 25 aprile 1945, alla fine delle ostilità in Italia, i comunisti italiani avevano un numero considerevole di uomini armati. La loro idea era di conquistare il potere con le armi se non fossero riusciti a farlo pacificamente. In particolare queste formazioni armate scorrazzavano in Emilia Romagna dove, tra l'altro, si diedero ad azioni criminali verso chi non la pensava come loro.
A questo proposito, vogliamo raccontarvi di alcuni efferati delitti compiuti dai comunisti italiani nel maggio 1945. Delitti che la storia non ha recepito se non marginalmente e non nella letteratura ufficiale; nelle scuole non viene raccontata.
La prima strage compiuta dai comunisti avvenne l'8 maggio 1945 nel territorio di Pieve di Cento vicino Bologna. Alcuni uomini della brigata "Paolo", dei partigiani chiamati garibaldini, sequestrarono 12 cittadini con l'accusa di aver collaborato con la R.S.I e dopo averli brutalmente malmenati e torturati furono barbaramente uccisi per strangolamento.
Tre giorni più tardi, l'11 maggio 1943 si ripeté l'identica sequenza omicida; nella stessa zona furono prelevati dalle loro abitazioni altre 17 persone, tra cui i 7 fratelli Govoni. Come negli efferati omicidi precedenti, i comunisti si accanirono sulle vittime che furono tutte torturate prima di essere uccise.
Tra il 1949 e il 1951 furono individuate numerose fosse comuni dove i comunisti avevano frettolosamente sepolto le loro vittime. In due di queste fosse furono rintracciati i resti dei 7 fratelli   Govoni. 
Oltre a questi delitti i comunisti italiani si sono macchiati di molti altri eccidi tra la fine dell'aprile 1945 e la fine del 1946. Tutti gli eccidi furono coperti dal Partito Comunista Italiano con una omertà ferrea durata sino ad oggi. Nessuno pagò le efferatezze compiute. 
Però nella storiografia ufficiale entrò la fucilazione dei fratelli Cervi, uomini alla macchia che operavano contro l'autorità della Repubblica Sociale Italiana, avvenuta nel dicembre 1943 dopo che gli stessi erano stati catturati con  le armi in pugno. Mentre per i 7 fratelli Govoni e su tutti gli altri civili, migliaia, uccisi barbaramente dai comunisti fu steso il velo sulla storia.

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