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mercoledì 28 ottobre 2020

28 ottobre 1922 La Marcia su Roma

Oggi, 28 ottobre 2020, ricorre il 98° anniversario della Marcia su Roma. Essa fu una manifestazione di forza organizzata dal Partito Nazionale Fascista, guidato da Benito Mussolini, la cui riuscita ebbe come conseguenza l'ascesa al potere del partito stesso in Italia. 

Infatti, all'indomani dell'ingresso di Mussolini a Roma, alla testa delle formazioni fasciste, il Re d'Italia, Vittorio Emanuele III, gli affidò l'incarico di formare un nuovo Governo che, per inciso, fu il più longevo della storia dell'Italia, dalla sua unità, rimanendo in carica dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943 per un totale di 7.572 giorni - 20 anni, 8 mesi e 25 giorni.

I motivi che condussero Benito Mussolini, prima a fondare nel 1921 il Partito Nazionale Fascista e poi a ideare La Marcia su Roma, furono principalmente il desiderio di ristabilire l'ordine sociale nel Paese. Il distacco sempre più accentuato, della classe politica, dalle esigenze e necessità del Popolo, oltre alla sua incapacità di gestire il governo della Nazione avevano determinato un grave scollamento nazionale. Ricordiamo che la 1^ guerra mondiale era terminata da poco più di 3 anni. Le istituzioni apparivano incapaci di mantenere l’ordine pubblico, mentre i vari movimenti rivoluzionari formati dai socialisti e dai comunisti, perseguendo l'obiettivo di conquistare il potere per mezzo della rivoluzione, avevano gettato nel caos il Paese.

Il grande merito della Marcia su Roma fu quello di permettere il ripristino della legalità, impedendo a che i comunisti e i socialisti potessero impadronirsi del potere e ridando fiducia al Popolo, principalmente, alla classe media che era il fulcro della società civile dell'Italia di allora.

Dalla Marcia su Roma partì il rinnovamento dello stato. Mussolini nominò ministro delle Finanze Alberto De Stefani. Egli intendeva, con questa nomina, rassicurare gli ambienti economici che la “rivoluzione fascista” non avrebbe modificato i tradizionali indirizzi della politica economica italiana. Il programma di De Stefani fu teso a dare impulso alla ripresa economica, che cominciò a farsi sostenuta dagli inizi del 1923, tramite una accorta politica fiscale favorevole ai redditi d’impresa, una riduzione delle tariffe protezionistiche atta a favorire l’importazione di macchinari e materie prime per la nostra industria, una politica di bilancio volta a ridurre i bisogni finanziari dello stato e incrementare l'ammontare delle risorse creditizie messe a disposizione delle imprese. De Stefani, defiscalizzò i redditi azionari, abolì la nominatività dei titoli, esentò dall’imposta fiscale i capitali stranieri al fine di favorire gli investimenti esteri in Italia, smantellò totalmente la struttura tributaria bellica con il risultato di avvantaggiare i redditi medio alti.
L’imposizione fiscale, nel suo complesso, veniva orientata in direzione di un incremento della pressione sui consumi (imposte indirette), piuttosto che sui redditi (imposte dirette).

Aldilà dei meriti propri della Marcia su Roma, cioè la fine del pericolo bolscevico in Italia e il ristabilimento dell'ordine pubblico conseguente all'insediamento del Governo Mussolini, quest'ultimo riuscì a conseguire gli enormi successi ottenuti nel quinquennio che va da fine 1922 al 1928 perché, oltre ad Alberto De Stefani, si contornò di uomini di altissimo livello come Costanzo Ciano (padre della Direttissima Roma-Firenze), Alfredo Rocco (padre del Codice Penale tuttora vigente), Armando Diaz, Italo Balbo, Giuseppe Bottai (a lui si deve la prima legge organica per la tutela delle cose di interesse artistico e storico, tuttora vigente), Giovanni Gentile e tantissimi altri. 

Nel vedere oggi chi si trova al posto di Mussolini e dei suoi ministri ci viene da piangere dalla disperazione.

 


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