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domenica 13 ottobre 2019

L'Africa Orientale Italiana - Prima Parte

In occasione del conferimento del premio Nobel per la pace al Primo Ministro etiope Abiy Ahmed Ali, vogliamo raccontarvi, sinteticamente, qualcosa sull' Etiopia che fu parte, fino al novembre 1941, dell' Africa Orientale Italiana insieme all'Eritrea, la colonia primogenita e alla Somalia.
Anche se l'Etiopia fu l'ultima Colonia, acquisita dall'Italia nel 1936, essa fu modernizzata dall'occupazione italiana con la costruzione di edifici, strade e ferrovie. Furono anche, in quei pochi anni che vanno dal 1936 al 1940, creata la prima infrastruttura industriale, iniziati lavori di bonifica agraria che potessero dare sostentamento e lavoro alla popolazione, costruiti ospedali etc.
Alcuni esempi:  Furono impiegati più di 60.000 operai nazionali e più di 160.000 etiopi per costruire più di 5.000 km di strade asfaltate e circa 1.400 km di piste camionabili. Fu trasformata la capitale Addis Abeba, ed anche piccoli centri come Dessiè, Harar, Gondar, Dire Daua furono trasformati in grandi centri abitati. Furono creati: alberghi, scuole, fognature, luce elettrica, ristoranti, collegamenti con altri centri dell’Etiopia, telegrafo, telefono, stazioni radio, aeroporti, finanche cinematografi e teatri. Furono creati nuovi mercati, numerose scuole per gli etiopi e, per loro, furono creati: tubercolosari, ospizi di ricovero per vecchi e inabili al lavoro, ospedali per la maternità e l’infanzia e  lebbrosari. Quello di Selaclacà fu il più importante: oltre 700 posti letto e un grandioso istituto per studi e ricerche contro la lebbra. Furono create imprese di colonizzazione sotto forme di cooperative finanziate dallo stato, mulini, fabbriche di birra, manifatture di tabacchi, cementifici, oleifici, coltivando più di 75.000 ettari di terra.
Lo stesso Negus Neghesti, Haile Selassie, al suo rientro in Etiopia, riconobbe all'Italia le opere intraprese per una migliore condizione di vita della popolazione etiope e per lo sviluppo della nazione stessa.

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